L’8 luglio del 1934 nasceva a Londra Marty Feldman, caratterista, autore e regista.

Noto ai più per la sua “mostruosa” interpretazione, all’età di quarant’anni, del personaggio di Igor nell’immenso Frankenstein Junior di Mel Brooks (o meglio “Aigor”, per non offendere la sua memoria), Feldman possedeva un non comune sense of humour, che coniugato con le sue caratteristiche fisiche e soprattutto facciali produceva un effetto esplosivo. Quegli occhi iptiroidei, il naso prominente e bitorzoluto che un colpo durante un incontro di pugilato da ragazzo non aveva certo abbellito, il sorriso furbetto a forma di mezza luna, tutto contribuiva a implementare l’esito comico e stralunato delle sue interpretazioni. Anche se paradossalmente aveva cominciato ad esibirsi in radio, senza che queste peculiarità uniche fossero messe in evidenza.

Le sue fonti di ispirazione erano Buster Keaton e i Fratelli Marx, ebbe inizialmente successo come attore e autore per la BBC. Fu un trampolino di lancio, come per altri illustri esponenti della comicità british, vedasi, ad esempio, i componenti della squadra Monty Python. La sua consacrazione al cinema arrivò con il sopracitato Frankenstein Junior che gli frutterà altre collaborazioni con Brooks, sia ne Il fratello più furbo di Sherlock Holmes che ne L’ultima follia di Mel Brooks. Una fine prematura, quella di Marty Feldman: durante alcune riprese in Messico, a soli 48 anni, per cause incerte, forse un’ intossicazione o un infarto che furono in realtà le ultime gocce a fare traboccare un vaso ricolmo di patologie croniche, quelle che gli avevano conferito quell’aspetto di forte impatto e anche di fumo smodato. Sarebbe potuta andare peggio, per citare il suo Aigor: sarebbe potuto non pioverci addosso il suo talento. Lupo ululà, Marty Feldman è ancora tra noi anche se non più ululì.
Roberta Maciocci