L’isola di Procida è stata designata Capitale della cultura per il 2022.

Fin qui non ci piove, e non soltanto in senso figurato. Dato per assunto il battage pubblicitario relativo alla nomina che ha cavalcato lo slogan La cultura non isola, in queste circostanze scatta in automatico il “cosa fare a”. Le proposte turistico-cultural-culinarie non mancano di certo, soprattutto in siti e regioni baciate dal sole e impreziosite dai colori e dai sapori mediterranei. Qualche alternativa che non sia puramente e banalmente “faccio cose vedo gente”? O peggio ancora, “è la moda del momento”, e vai con l’ allineamento incondizionato. E invece del trenino di Capodanno, parte la fila indiana spesso becero-modaiola.

Le alternative vere e non da “finti alternativi” ci sono e, soprattutto in un ottica di auspicata fuoriuscita da questi mala tempora, nonché di incoraggiamento della creatività giovanile, in quel di Procida si possono compiere, ad esempio, delle escursioni che abbinino l’amore per il mare e il turismo. Come? prendendo ad esempio parte, seppur simulatamente, ad attività profondamente (in tutti i sensi) legate proprio al mare. Quello che si è, ad esempio inventato, tra virgolette, Andrea, un ragazzo del posto: una colazione a base di dolci di pasta sfoglia ripieni di crema o crema al limone, le lingue di Procida, servita spartanamente a bordo di una barca blu dipinta di blu. Il tutto abbinato alla partecipazione a una battuta di pesca e al giro dell’isola. Qualche ora in barca, senza assembramenti, tra poche persone che, tra un tuffo e un altro, si ritrovano a condividere l’esperienza di una pesca tutt’altro che invasiva o miracolosa. Un gioco, momenti di svago e di ilarità, come quando tirando fuori dall’acqua le cordicelle munite di ami invece dell’ambita preda ittica ci si ritrova a raccogliere un ramoscello di verde marittimo. Chi dorme, dato che gli orari non sono quelli dei veri pescatori, in questo caso piglia pesci.
Roberta Maciocci