La citazione del titolo dalla canzone Il mare d’inverno, modificata, è calzante.

I romanzi di Alessandra Zenarola, fiera e ironica udinese, sono di fatto un film in bianco e noir visto alla TV. Gialli senza incursioni di robocop e sventagliate di mitra, come sottolinea lei stessa: storie di ragazzini, donne e uomini alle prese con le loro grane personali alle quali si aggiungono l’arme e gli amori, le vicissitudini quotidiane, lavorative e sentimentali. Qualche rapporto profondo come il mare e altrettanto agitato o avvolgente e rassicurante, elemento che scuote, agita o al contrario culla amorevolmente. Delitti, misteri e intrecci, storie di fantasia ambientate nella sua Udine o comunque nei suoi luoghi dell’anima.

I due libri, Bassa marea e Il solito niente sono stati ripresentati ieri nella suggestiva cornice, per dirla alla “bravo presentatore”, della Casa della Pace, a Roma. Con un sottofondo jazzistico che non stonava affatto, nella doppia accezione del termine. Si tratta soltanto di due tra i sette romanzi, più due in cantiere, di Alessandra Zenarola, aventi però questi in comune la protagonista: Camilla Valdimares, ispettrice di polizia che combatte non soltanto il crimine, ma anche la sua battaglia personale contro una malattia tipicamente accanita contro il femminile. E’ circondata da personaggi ironicamente improbabili, da gente di bassa lega, Camilla, e da bambini ai quali assicurare una protezione contro le brutture che purtroppo li circondano. Soprattutto di affetti e di un futuro, hanno diritto questi bambini, ivi compreso suo fratello, di molto più piccolo. Nonostante i temi, una scrittura tutt’altro che patetica e angosciante, quella dell’autrice: un’incursione quasi invadente da parte dei lettori nelle pieghe della quotidianità, nelle fragilità e dei punti di forza di questi personaggi, tanto profondi ne sono il tratteggio e la speculazione.
Roberta Maciocci