Marco Bellocchio – l’elegante Poetica dell’Essere

Il cinema è un piacere unico e, al contempo, un piacere del tutto personale. Parlando di cinema, infatti, ognuno di noi si riferisce a cose che sono tra loro molto diverse. D’altronde, alcuni vanno al cinema perché hanno solo bisogno di divertirsi, di passare due ore senza pensare, altri perché hanno bisogno di scoprire mondi che non conoscono, o vogliono sentirsi, per una volta, protagonisti di vite che non vivranno mai. Altri, ancora, entrano invece in una sala in quanto desiderano sentirsi raccontare una storia che vada a finire bene, in contrapposizione totale con quella che purtroppo è la realtà di tutti i giorni. Gli spettatori del cinema di Marco Bellocchio non cercano puro divertimento o una gratificazione, non vogliono essere compiaciuti o rassicurati. Si vogliono confrontare con la realtà per quella che è e vogliono capire il mondo che li circonda. Anche a costo di ricevere un pugno nello stomaco.

Nonostante faccia cinema da quasi 60 anni, Marco Bellocchio è e rimane un autore moderno. Anche a distanza di lustri, la sua opera non smette mai di essere attuale. Sia che denunci gli abusi e le storture del potere, politico, militare, familiare o religioso che sia, o che si scagli contro i conformismi e le ingiustizie. Ma non si tratta solo di un cinema di denuncia, al contrario. È anche un cinema utopistico, capace di prospettarci possibilità alternative, ovvero come le cose sarebbero potute o potrebbero andare se. A questo proposito, ci rimane e sempre ci rimarrà in mente, e nel cuore, la sequenza finale di Buongiorno notte, quella in cui, come in un sogno, Aldo Moro fugge dal covo in cui è prigioniero e si perde per le strade di Roma, sulle note dei Pink Floyd. La scena precede le immagini reali del funerale del Presidente della DC giustiziato dalle Brigate Rosse ed è un esempio, raro, di come il cinema possa emozionare.

Marco Bellocchio ci ha emozionato e continua ad emozionarci e di questo non possiamo che essergliene profondamente grati. 

Gian Lorenzo Masedu

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