Il 15 giugno, presso i Bagni Misteriosi e organizzato dal Teatro Franco Parenti di Milano, si è tenuta una rilettura ed interpretazione di un libro considerato, fra gli altri, il caposaldo del femminismo, I monologhi della vagina, uscito nel 1996, scritto da Eve Ensler.

L’opera teatrale è stata diretta da Emanuela Giordano, mentre le letture e la loro interpretazione sono state fatte da Roberta Lidia De Stefano, Alessandra Faiella, Silvia Giulia Mendola, Marina Rocco, Lucia Vasini.
I monologhi della vagina è un’opera teatrale che raccoglie i monologhi di varie donne che condividono le loro esperienze con il pubblico riguardo alla loro vagina:
«Un successo planetario che ha rotto il silenzio sulla violenza contro le donne, da più di vent’anni un punto di riferimento fondamentale nella lotta quotidiana del genere femminile. Il testo nasce da duecento interviste che Eve Ensler realizza con donne di età, etnie, professioni e classi sociali diverse. Dopo cinque anni di ricerche, di scrittura, di letture in spazi off, di premi prestigiosi e di sold out, il 5 febbraio del 2001, Jane Fonda, Alanis Morisette, Glenn Close e molte altre artiste dello stesso calibro, salgono sul palco del Madison Square Garden per celebrare il primo grande V-Day. Aderiscono attrici, cantanti ed intellettuali di tutto il mondo. Il V-Day si replica ovunque. Con gli incassi vengono finanziate importanti iniziative contro la violenza sulle donne. Anche l’Italia partecipa al progetto. Sempre nel 2001, con il Patrocinio dei Beni Culturali e del Ministero delle Pari Opportunità, in tutti i maggiori teatri italiani si moltiplicano i V-Day e si replicano I monologhi della vagina con l’adesione di decine di artiste.»

Il racconto è quindi corale, che invita al confronto e alla riflessione sul corpo femminile, e l’interpretazione delle attrici rendono ancora più vivo questo confronto, che prende vita diventando un dialogo aperto al pubblico.
I monologhi della vagina rappresenta una raccolta di testimonianze estremamente eterogenea, così come è eterogeneo il tono dell’opera: si passa da interventi esilaranti ad altre testimonianze terribili, segno della violenza che si compie – e continua tuttora a compiersi – sul corpo femminile. La vagina diventa simbolo e sineddoche della condizione universale della donna e la veridicità delle testimonianze delle donne, e della presenza reale di interpreti sul palco, rendono l’opera teatrale ancora più autentica. Il palco diventa un luogo di scambio di riflessioni.
E dopo 25 anni l’attualità dei temi trattati è ancora fortissima.
«La donna parla di sé attraverso il suo organo genitale e lo fa senza enfasi, senza vittimismo, con orgoglio ed eleganza».
Credit: Teatro Franco Parenti