Asylum Files 020

“Butta quei popcorn in aria e lancia un urlo!”

(John Carpenter)

Asylum Files 020 raccontato dalla Scrittrice Cristiana Astori

Quando a undici/dodici anni ero sola in casa, adoravo curiosare in corridoio, nella cosiddetta “libreria dei grandi”. Oltre al librone fotografico su Tutankhamon che avevo sfogliato fino a consumarlo, c’era un volumetto che mi attraeva più degli altri: aveva le pagine ingiallite e la copertina azzurrina con sopra un faccione in bianco e nero che fumava il sigaro. Era considerata una lettura per adulti, ma per me era uno scrigno colmo di meraviglie: leggere quei racconti inquietanti, a tratti decisamente spaventosi, era quasi una prova di iniziazione, un modo per dimostrare a me stessa che non ero più una bambina.

Ne ricordo uno in particolare, quello del giovane in blu jeans che viene caricato da un cordiale automobilista: per tutto il viaggio l’uomo chiacchiera amabilmente con il ragazzo di argomenti in apparenza innocui, poi l’autostoppista gli dice: “Scusi, ma non capisco il nesso tra il suo lavoro al negozio di jeans usati e quello alla fabbrica di cibo per cani”. “Ora glielo spiego” risponde il guidatore, poi cambia marcia, svolta in una stradina sterrata e il racconto finisce lì.Nei romanzi ci vogliono pagine per costruire la tensione, mentre in un racconto ben fatto sta tutto lì, in una domanda innocente e in una svolta improvvisa e tu precipiti all’improvviso nel buio.
I romanzi ti possono affascinare, ma i racconti ti emozionano: qui negli Asylum files le emozioni e i brividi non mancano.

Come ci ha insegnato il buon George Romero, i morti viventi abbondano, ma l’argomento è trattato nelle più svariate declinazioni: dall’efficace e affezionato omaggio al cinema splatter horror anni 80 del Rianimatore, fino al surreale e sclaviano Morgue.

I non morticompaiono anche nell’irriverente e visionaria satira antirazzista di Centocelle Vudù Nightmare, e nella Fiera dei corpi, una critica ultrapulp alla Hollywood del #metoo: siamo dunque dalle parti dell’ horror come metafora sociale, legata ad autori come John Carpenter, il già citato Romero, ma anche Brett Easton Ellis e Brian Yuzna. Tale tematica è presente anche in La diva, racconto incentrato sul fenomeno delle influencer e ambientato sulla nostrana spiaggia di Ostia ma che potrebbe ben prestarsi per un corto della Troma.

Non mancano il riuscito thriller speleologico con l’inquietante Buio ingannatore né il moderno omaggio al Maestro di Providence con Il sibilo dei dormienti, ma si viaggia anche dalle parti della fantascienza. Come uno specchio nero è infatti un fantahorror che ci promette l’immunità da ogni malattia, ma a un prezzo altissimo, l’ucronico Corium ci svela sconosciuti orrori legati ai disastri ecologici, mentre Digit affronta con efficacia un tema classico agli amanti del Dottor Who, quello degli universi paralleli e dei salti interdimensionali.

Ma non si pensi che la scrittura horror lasci da parte i sentimenti: Mandorle è un toccante e malinconico Prima dell’alba in versione dark, il kinghiano Il pezzo mancante tratta il tema del grande amore perduto, mentre la nostalgia per il fantastico mondo dell’infanzia e per i supereroi dei fumetti emerge dalla favola nerd Origine perduta.

Last but not least, il visionario e crudele La vedova del Black Raven, dedicato agli amanti dei Pearl Jam e degli oscuri pub inglesi, e Io sono legione, agghiacciante parabola “horror evangelica” sulla rivincita dei freak.

Per un festival come l’Asylum Fantastic Fest, che si è posto la lodevole mission di promuovere la cultura horror e fantastica, non c’è miglior mezzo che un’antologia in formato cartaceo, un’eccellente vetrina editoriale per dare visibilità a nuovi e talentuosi autori del genere. Ed è per questo che sono orgogliosa di potervi presentare questa prima raccolta degli Asylum Files, promettendovi che vi capiterà spesso di svoltare in una stradina sterrata per poi precipitare all’improvviso nel Buio.