di Roberta Maciocci
Una maiolica invetrata di proprietà della storica famiglia Fenicia di Ravello, raffigurante l’Arcangelo Gabriele, sembra avere tutti i numeri per competere con i misteri narrati da Dan Brown nel suo best seller di qualche anno fa.
Un’esperta grafologa e un competente studioso vinciano, dopo tre anni di studi sul reperto e su diverse migliaia di documenti, sono giunti alla conclusione che l’immagine dell’Arcangelo celi in realtà un autoritratto del giovane Da Vinci, all’epoca diciannovenne. In questo modo, l’Artista, avrebbe stravolto i canoni dell’iconografia classica stereotipata, ricorrendo non soltanto a un modello reale ma addirittura a se stesso.
Nel volto dipinto di profilo si nasconde un enigma da decodificare, composto dai numeri 52 e 72 che, secondo l’interpretazione dei ricercatori, rimanderebbero rispettivamente: alla data di nascita di Leonardo e al paragrafo del Libro di Giobbe riguardante Gabriele.
Tali deduzioni sono avvalorate dalla scoperta, nella mascella del dipinto, della firma speculare del giovane Maestro, delle iniziali apposte su un bordo e della data 1471. Tali indizi, e la somiglianza con altri autoritratti giovanili di Da Vinci, hanno fornito la base per nuovi approfondimenti e alimentato nuove speculazioni sulla figura del Genio rinascimentale.
Una copia della maiolica è esposta dal 23 giugno presso il Museo Leonardo Da Vinci Experience in Roma, accanto a un esemplare di macchina per produrre le quadrelle, progettata dallo stesso Leonardo.
E’ rimarchevole, come già in giovane età, Da Vinci si divertisse a inserire indizi talvolta fuorvianti all’interno delle proprie opere, in modo da destabilizzare le certezze degli osservatori, cosa che avviene ancora oggi, a distanza di oltre cinquecento anni.