di Laura Pozzi
Denzel Washington, più che un nome una garanzia non sempre di alta qualità è vero, ma dove c’è lui c’è il cinema in tutte le più svariate accezioni anche quelle che convincono meno. A confermare ancora una volta la sua straordinaria versatilità e quel misterioso modo di plasmare ogni pellicola a propria immagine e somiglianza ci pensa End of justice – Nessuno è innocente del tanto osannato Dan Gilroy in uscita nelle sale il 31 maggio distribuito da Warner Bros e pronto a conquistare il box office nell’imminente finale di stagione.
Il film un legal-thriller in piena regola non brilla certo per originalità, ma possiede un anomalo carisma capace di coinvolgere e intrattenere nonostante le evidenti lacune narrative. L’inquietante incipit volto ad informare lo spettatore attraverso l’uso del flashfoward che un uomo di cui non sappiamo nulla ha infranto la legge e per questo merita di essere punito conferisce alla storia un clima teso e avvincente. Tutto ruota intorno alla figura sghemba e imbolsita di Roman J. Israel (Denzel Washington), avvocato di Los Angeles dal carattere rude e indecifrabile il più delle volte in modalità off con il mondo circostante. Costantemente isolato nel suo Ipod (e non si fatica a capire il perchè vista l’eccellente colonna sonora) sembra interfacciarsi con la realtà solo grazie all’ossessivo, ma provvidenziale ascolto di musica black anni settanta.
La sua eccentrica asocialità contraddistinta da sani principi e zero compromessi nel contrastare qualsiasi tipo d’ingiustizia (soprattutto verso i più deboli e bisognosi) viene messa a dura prova quando il suo socio in affari William Jackson viene inaspettatamente colto da infarto e ricoverato d’urgenza in ospedale. Trovandosi improvvisamente privo del suo uomo guida, lo spaesato Roman dovrà accettare l’indigesta presenza del nuovo arrivato George Pierce (Colin Farrell), freddo e impassibile difensore già pupillo dell’ormai defunto caposquadra. La forzata convivenza non è almeno sulle prime tra le più incoraggianti, ma come spesso accade non tutto il male viene per nuocere e Roman dovrà confrontarsi con un imprevisto e latente lato oscuro emerso grazie al cinismo dell’odiato collega. Un lato oscuro subdolo e incantatore che lo invita a guardare la vita da una prospettiva diversa, regalandogli un nuovo possibile amore e portandolo a compiere azioni in netto contrasto con i suoi ferrei ideali.
Ma la natura umana, si sa non è tra le cose più prevedibili del mondo e per questo non sorprende ritrovare il nostro antieroe vestito a puntino pronto a godersi i frutti di una cospicua ricompensa ottenuta in modo tutt’altro che onorevole. Certo il film seppur in modo superficiale e approssimativo pone una questione di scottante attualità dimostrando quanto sia difficile nella società odierna preservare e difendere la propria integrità. Roman nonostante le buone intenzioni non riesce a restare immune da un sistema marcio e corrotto, perché alle volte è davvero difficile tener fede e non mettere in discussioni le proprie convinzioni in nome di una poco fruttuosa purezza. Dan Gilroy dopo il fulminante esordio con Lo sciacallo – Nightcrawler fatica a rispettare i pronostici, compiendo un evidente passo indietro rispetto alla precedente pellicola. Ma nonostante il film si perda in più direzioni risultando a tratti schematico e drammaturgicamente poco compatto resta una delle migliori interpretazioni di Denzel Washington non a caso candidato come miglior attore agli ultimi premi Oscar.
Ma non solo, Gilroy probabilmente è un regista che dimostrerà negli anni a venire le sue reali capacità, ma ora è indubbio il talento nella direzione degli attori. E non parliamo solo di Washington, ma anche di Jake Gyllenhaal ne Lo sciacallo (forse la sua migliore interpretazione) e soprattutto di Colin Farrell finalmente in grado di esprimere un talento spesso oscurato da una fisicità bella, ma penalizzante e da ruoli non sempre all’altezza. Il suo misurato ed incisivo George Pierce riesce a tener testa con eccezionale bravura a un attore immenso capace con il suo trasformismo a rendere credibile e appassionante una storia non del tutto riuscita.