Abbiamo avuto l’onore e il piacere di incontrare uno dei Direttori Artistici più poliedrici e intraprendenti del nostro panorama teatrale e in occasione dei 130 anni del Teatro Artemisio Gian Maria Volonté di Velletri siamo andati a scoprire quali sono i progetti in cantiere per il 2023 e non solo.

Buongiorno Dott. Zito, quest’anno facciamo 130!. Cosa vuol dire fare Teatro in Provincia?
Riguardo alla storia dell’Artemisio, un breve riassunto è opportuno. Quello che nel 1893 fu inaugurato come Teatro Artemisio, e che negli anni ’50 ospitò il Festival Nazionale della Canzone Italiana di Velletri (che si oppose a quello di Sanremo, nato due anni prima) è tornato operativo nel 2012 e dedicato al grande Gian Maria Volonté, morto nel 1994 con il sogno di vedere rialzarsi il suo sipario. Già nel 1983 ne era stata ordinata la chiusura, e in quell’occasione Eduardo De Filippo, che viveva parte dell’anno a Velletri, si impegnò a salvarlo. Tuttavia, nel 1987 il proprietario fu costretto a chiuderlo. Nel 1992 Volonté fondò il comitato “Salviamo l’Artemisio” coinvolgendo amici e colleghi come Paolo Villaggio, Gianni Amelio, Giuliano Montaldo, Citto Maselli, Francesco Rosi, Umberto Eco, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e molti altri, e riuscì così a evitare che il teatro venisse trasformato in supermercato. Poi però trascorsero gli anni, e la sala andò in disuso e in rovina. Finalmente nel 2012, totalmente ristrutturato grazie all’intervento del Comune e dei finanziamenti pubblici, il teatro ha di nuovo aperto i battenti.
Volonté, come ogni operatore culturale con una sincera vocazione, sapeva che, per inaugurare un percorso di diffusione della cultura dello spettacolo dal vivo, prima di tutto c’è bisogno di luoghi deputati. Dalla qualificazione di uno spazio come centro di aggregazione, – e sicuramente il Teatro Artemisio G.M. Volonté testimonia questa identità – si parte per la realizzazione di un progetto che miri a rendere vivo e vivace il territorio in cui esso nasce. A questo proposito fare Teatro in Provincia costituisce la risposta a un bisogno che si manifesta appena viene prodotta un’offerta, e fa emergere un’utenza i cui numeri possono essere incrementati dalla crescita di un patrimonio culturale condiviso dai cittadini: questa la mia personale esperienza come operatore che agisce nell’area dei Castelli Romani da oltre quindici anni. In un momento in cui la comunicazione di massa rischia di essere sempre più svuotata di senso, il teatro e lo spettacolo dal vivo dimostrano di saper riconquistare una loro rinnovata centralità su un territorio che a mio avviso manifesta una vivacità culturale sorprendente.

– Quanto è difficile strutturare un calendario che vede protagonisti assoluti come Pennac, Cristicchi, Ingrassia nel difficile panorama culturale che vede impegnato il nostro Teatro?
Non è così difficile, se la chiarezza di intenti di un direttore artistico, che conosce da dentro i meccanismi produttivi e artistici del teatro professionale, persuade della bontà di un progetto tutti i collaboratori coinvolti affinché vengano investite le giuste risorse. Mi sono diplomato presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “S. D’Amico” nel 1990; sono stato assistente di Luca Ronconi per quattro anni, a Torino e a Roma, di Massimo Castri presso il Piccolo di Milano e di altri grandi del teatro come Pino Micol e Fiorenzo Fiorentini; ho realizzato un discreto numero di spettacoli insieme a prestigiosi interpreti del panorama nazionale e ho assunto incarichi di direzione artistica di rassegne e festival, maturando un’esperienza di formazione sul campo a cui ho dedicato tutte le mie energie, e che nel tempo mi ha fornito strumenti e conoscenze da offrire alle amministrazioni pubbliche o private interessate seriamente a progetti di investimento culturale sui propri territori. Se l’obiettivo è attrarre il maggior numero di persone a teatro, bisogna raggiungerlo con la qualità degli artisti e delle performance, con proposte che non escludano la possibilità di fruizione da parte di nessuno, e con un significativo investimento nella comunicazione.
– Quanto spazio dovrebbe riservare un Teatro a produzioni indipendenti ed esperienze innovative secondo lei?
Il primo obiettivo è creare il pubblico. Una volta che è stata generata una solida fidelizzazione di un’utenza significativa, basata sulla diffusione e sulla condivisione di un linguaggio come quello teatrale – che è ancestrale mezzo di comunicazione e insieme funzione rituale collettiva – l’interesse si può e si deve estendere a progetti innovativi e a realtà originali, che devono però essere attentamente e responsabilmente selezionati. Credo che riuscire a realizzare e a rappresentare un luogo dove tradizione e innovazione, artisti di lungo corso e giovani esordienti costituiscano insieme un fecondo e dinamico cantiere culturale permanente, sia un traguardo essenziale.
– Crede che il Teatro sia ancora in grado di proporsi come formatore di coscienze?
Non può essere altrimenti. La parola “teatro” deriva dal verbo greco “theaomai” che si può tradurre con “osservo e mi rifletto in ciò che vedo”: vuol dire che ogni volta che partecipiamo di questo curioso e immortale rituale, ciò che accade sulla scena ci invita a ricordare le parole sul tempio di Apollo a Delfi: “conosci te stesso”.

– Quali sono i progetti dell’Artemisio per la prossima stagione?
Abbiamo appena inaugurato la stagione teatrale con la collaborazione dell’ATCL, del Ministero e della Regione Lazio, che offre un programma di spettacoli fino al 24 marzo; ora, il progetto a cui tengo di più è il Palio Teatrale Studentesco “Città di Velletri”: una rassegna di spettacoli, prevista per il mese di aprile 2023, a cui possono partecipare gli allievi di tutte le scuole superiori del territorio comunale di Velletri e dell’area dei Castelli Romani; un percorso educativo e insieme luogo di fermento creativo, una meravigliosa esperienza formativa, civile, e culturale. L’obiettivo è offrire uno spazio d’elezione in cui i ragazzi sono liberi di esprimersi, incontrarsi, per vivere direttamente l’esperienza del “fare teatro” come momento di crescita e di maturazione individuale e collettiva, insieme a referenti scolastici e a tutor individuati tra professionisti dello spettacolo e docenti delle discipline teatrali.
Claudio Miani